domenica 26 dicembre 2010



Ed è proprio quando nel freddo delle 7 del pomeriggio trascino con il braccio penzolante la mia valigia per i marciapiedi sentendomi le macchine infuriate sfrecciare alla mia sinistra ,che non posso far altro che sentirmi una pedina di un sistema che mi vuole esattamente come non mi voglio io. Quando sono tutta intontita dal rumore dei traghetti che attraccano e dal freddo che mi prende le ossa che penso quando sia passiva a questa situazione che mi avvolge e mi sconvolge come un'onda violenta che parte da lontano e si frantuma contro uno scoglio in riva al mare. E' tutto così meccanizzato e costruito a pennello che mi fa paura. Mi sento come su una giostra impazzita che va velocemente e gira,gira,gira e io sono li sopra ferma immobile senza potermi muovere e senza aver alcuna volontà/possibilità di scendere... Nel frattempo che penso a quanto io mi senta inutile il mio tragitto tortuoso continua irrefrenabile e sto già attraversando la strada, calpestando le strisce pedonali bianche sotto i miei stivali bagnati, i miei capelli in preda ad un vento così pungente che mi sento anche bloccata nel pensare.. e il tempo scorre,sono in ritardo e non me ne accorgo,corro senza nemmeno farci caso,la mano sta per cedere a causa di una valigia sempre fin troppo pesante, e alla fine eccomi qui. Ancora ferma,tutto è fermo e io sono alla stazione seduta su qualche panchina di marmo a congelare le ultime zone della mia pelle che erano rimaste caldi(o quasi). Nell'oscurità di un pomeriggio Natalizio in una stazione semi deserta ci sono ancora io li,stringo in pugno il biglietto di viaggio,lo stringo più forte per non farlo volare via,sennò la mia impresa sarebbe stata tutta vana. I treni continuano a sfrecciare indisturbati e silenziosi rispetto al rumore sordo che rimbomba dentro la mia testa. ECCOLO! E' il mio, scatto felinamente contro quel treno che mi porterà ancora una volta dentro quella gabbia d'oro che odio ed amo. Spingo la mia valigia dentro e affaticata mi siedo accanto al solito sconosciuto,il quale come tutti gli sconosciuti del treno della domenica silenzioso si fa i fatti suoi, guarda il buio fuori dalla finestra, legge qualche pagina di un giornale scaduto e ogni tanto incrocia il suo sguardo con mio con aria del tutto indifferente. Io sono già annoiata,i miei pensieri si suicidano ripetutamente ogni qual volta che butto lo sguardo fuori dal finestrino verso le luci soffuse e lontane che sembrano rincorrersi alla velocità del vento.. Fermata dopo fermata ed eccomi arrivata. Scendo con aria appesantita, attorno a me tre o quattro anziani annoiati di stare nelle loro case. Mi guardo intorno e poi sono pronta per aspettare l'ennesimo passaggio verso il checkpoint. Ormai sono arrivata, è meglio non pensarci più..

c'è troppa calma qui.

-SERENA

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